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Basta chiacchiere sull’opera, trattate solo sul come

Pubblicato il 12/12/2005 @ 11:03 in Giornali,Il Riformista

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Tav – Proposta metodologica per non perdere tempo

Avanzo una proposta metodologica. Nel “dialogo” che Governo e opposizione da un lato, No-Tav dall’altro sono intenzionati– con l’esclusione degli irriducibili – a condurre, si osservi una regola: astenersi da discussioni sulla convenienza economica e strategica dell’opera.

Una proposta volutamente paradossale: é chiaro che non propongo né una censura né un indice degli argomenti proibiti, non c’è nulla di cui non si possa parlare, nessuna decisione impedisce di rifare i conti finché non si è passato il punto di non ritorno, e per ora ne siamo distanti. Io propongo una cosa diversa: una moratoria, per escludere questo argomento da questo “dialogo” fino alla sua conclusione.
Per i “Si-Tav”, sia quelli che partecipano al “dialogo”, sia quelli che vi assistono dell’esterno, dovrebbe essere un impegno esplicito a rifiutarsi di discutere questo tema e ad astenersi di approfondire le valutazioni sin qui fatte. Un muro metodologico da opporre ai No-Tav, contro cui si infrangano tentativi di ricorrervi, evitando di rispondere e di accettare provocazioni.
Per che cosa si manifesta in Val di Susa? Di che cosa si parla? Di timori per la salute, di disagi per un cantiere che durerà oltre dieci anni, di danni irreversibili all’ambiente. Le popolazioni della Valle sono portatrici di interessi e di paure; i loro amministratori rappresentano i cittadini che oggi ne vedono i benefici e quelli che oggi ne subiscono gli svantaggi; e ci sarà ben qualcuno che pensi a coloro che negli anni a venire passeranno da un campo all’altro. Su questi argomenti hanno diritto a parlare e competenze da offrire. Ma indebolisce la forza stessa delle loro tesi il sostenerle con argomentazioni diverse, quali quelle delle valutazioni tecnico-economico-strategiche dell’opera. Risultano incomprensibili le ragioni per cui i valsusini dovrebbero avere acquisito, nell’autunno 2005, conoscenze superiori a quelle che sono state profuse da diecine di specialisti, da centinaia di politici, per quindici anni, sotto nove governi italiani, oltre ai corrispondenti governi francesi e comunitari. Questa incongruenza – e mi astengo dall’usare parole più appropriate in questo momento di dialogo – deve apparire in tutta la sua evidenza. Questo è il senso della mia proposta metodologica.

Per tirar fuori questioni siffatte dal vicolo cieco in cui rischiano di cacciarle le ideologie, tipo quelle no-global per cui la Torino Lione è solo un episodio della lotta contro il capitalismo, bisogna parlare di cose concrete: se c’è l’amianto, quanto, dove, come si riduce il pericolo per chi lavora nel tunnel e lo si annulla per chi vive fuori dal tunnel; quale deve essere la distanza di rispetto tra casa e ferrovia; come e dove sistemare le abitazioni di chi lavora ecc. ecc. Invece le valutazioni tecnico-economico- strategiche su opere di questo tipo dipendono da variabili di lungo periodo di cui si tiene conto con tecniche sofisticate (il metodo VANE, tanto per citarne uno); si deve considerare non solo l’opera in sé, ma tener conto delle interrelazioni tra le varie parti del sistema trasportistico, per esempio l’effetto di dissuasione nei confronti di atteggiamenti opportunistici diretti a scaricare l’inquinamento sui propri vicini; o il potere di ricatto da parte di percorsi alternativi.
In questa fase ci si deve limitare a ricordare le tappe che hanno portato alla decisione di costruire il tunnel. Per questo la pubblico qui a fianco. Al termine del “dialogo” potranno risultare costi aggiuntivi (dato che sulla possibilità di costruire un tunnel di 50 km in sicurezza per tutti non credo ci siano dubbi) che potrebbero modificare la convenienza economica; oppure potrebbero essersi nel frattempo imposte priorità diverse di politica economica. Ma tenere distinte le problematiche locali da quelle nazionali e globali è l’esercizio di igiene mentale indispensabile per tener conto nel modo corretto e delle une e delle altre e delle loro interrelazioni. Agitare e mescolare è la ricetta sbagliata: per districarsene finisce che non basta neppure il manganello.

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