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Banche subito sul mercato

Pubblicato il 16/02/1997 @ 12:03 in Giornali,La Stampa


Banche da privatizzare

La privatizzazione delle banche pubbliche, incominciando dalle maggiori (BNL, Cariplo, S.Paolo, Montepaschi e BancoSicilia), e’ un’imprescindibile esigenza di politica economica: riproporlo con forza e’ l’indubbio merito del progetto avanzato dalla Fondazione Ugo La Malfa, per bocca del Presidente di Mediobanca, Francesco Cingano.

La risolutezza della proposta, e l’autorevolezza del proponente, sottolineano l’urgenza di trovare soluzione rapida a un problema con cui si sono invano confrontati gli ultimi cinque governi.
A quanto e’ dato capire dalle anticipazioni della stampa, la proposta si compone di due parti, che indirizzano due diversi problemi. Quanto al primo, la privatizzazione, il Tesoro dovrebbe comperare le banche delle Fondazioni e poi metterle sul mercato, secondo uno schema analogo a quello seguito per l’IRI con l’acquisto di Stet. Quanto al secondo, cioe’ a dire la sottocapitalizzazione delle banche italiane, il Tesoro dovrebbe acquistare le azioni di Bankitalia di proprieta’ delle banche, fornendo la corrispondente liquidita’ al sistema bancario.
Se e’ cosi’, tutte e due le soluzioni proposte destano perplessita’. La prima e’ comune ad entrambe: ogni esborso da parte del Tesoro comporta un ricorso all’indebitamento, in questo caso per decine di migliaia di miliardi; neppure la piu’ creativa delle finanze riuscirebbe a far passare questo indebitamento “sotto la riga” in modo da non influenzare negativamente l’osservanza dei parametri di Maastricht. Lo si e’ gia’ visto per Stet, quando il Tesoro ha dovuto far ricorso al fondo di ammortamento del debito pubblico alimentato dalle dismissioni.
Privatizzare passando per il Tesoro pone poi problemi pratici non indifferenti: a che prezzo comprare? come e a chi rivendere? E’ facile prevedere da un lato che gli unici a guadagnarci sarebbero gli advisor e gli esperti, dall’altro che le polemiche sarebbero tali da bloccare il processo che si dice di voler attivare.
Quanto al problema della sottocapitalizzazione delle banche non si capisce perche’ ad esso dovrebbe provvedere il Tesoro, cioe’ la fiscalita’ generale, anziche’ il mercato. Acquistare ( a che prezzo?) le azioni della Banca d’Italia sarebbe un regalo, perlomeno in termini di liquidita’, fatto alle banche e, in ultima analisi, alle Fondazioni: perche’ dovrebbe pagarlo il contribuente?
Il progetto sara’ illustrato lunedi’ alla Bocconi, e vedremo se verranno esposte soluzioni alle perplessita’ qui illustrate. Ma fin d’ora vien da porsi la domanda: perche’ inventarsi complicati marchingegni quando hanno gia’ inventato il mercato? Se alla fine le banche dvono essere restituite al mercato, perche’ non farlo in modo diretto? Questo era il senso della proposta che a suo tempo, con Giavazzi, Penati e De Nicola, avevamo avanzato per privatizzare quotando in Borsa buoni d’acquisto preventivamente distribuiti a dipendenti e clienti. Ci hanno chiamato “talebani”, la proposta e’ stata giudicata “giacobina” : sta a vedere che alla fine non risulti essere la piu’ semplice, la piu’ efficiente, e soprattutto, la piu’ equa

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