Authority luce e gas, serie B immeritata

ottobre 10, 2001


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Nel piano di riordino delle Authority a cui sta lavorando il Ministro Frattini, l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas non è nominata tra quelle di “primo livello”

Nel piano di riordino delle Authority a cui sta lavorando il Ministro Frattini, l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas non è nominata tra quelle di “primo livello”; una voce giornalistica secondo cui le sue attribuzioni potrebbero essere conferite al Ministero dell’Industria non è stata smentita. Dell’iniziativa del Ministro molte cose sono condivisibili: riaggregare competenze, bloccare la tendenza al proliferazione, uniformare i trattamenti economici e commisurarli ai compiti; altre lo sono meno, come le bizantine distinzioni sulla natura, costituzionale o non, del bene da proteggere, e sulla gerarchia che ne deriverebbe.

Ciò che importa è se un’Autorità è necessaria e se le norme che la reggono sono adatte allo scopo. Bisogna allora dire subito chiaramente che, se queste distinzioni e quei segnali stessero ad indicare l’intenzione del governo di depotenziare l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, questo sarebbe un grave errore. Infatti io ritengo: primo, che le ragioni alla base della legge che la istituiscono restano valide; secondo, che la struttura dell’Autorità si è dimostrata adatta ad assolvere il compito ad essa assegnato.

1. Passare dal monopolio statale al mercato è un’operazione complessa. Ci sono le resistenze del monopolista, che può contare su una rete di alleanze consolidata negli anni, fondata su rapporti privilegiati con dipendenti, sindacati, fornitori, pubblica amministrazione. C’è l’impossibilità pratica di duplicare le reti: quella di trasmissione al alta tensione, i gasdotti ad alta pressione, analogamente ai binari delle ferrovie, sono “essential facilities”, a cui tutti gli operatori devono potere accedere in condizione di parità, perché ci possa essere concorrenza. C’è il problema della formazione dei prezzi: per accontentare i vari gruppi di pressioni, i prezzi amministrati erano diventati una giungla; disboscarla in presenza di prezzi variabili delle fonti energetiche, di differenze strutturali tra impianti, di varietà del servizio richiesto dal cliente, richiede competenze specialistiche di cui il regolatore si deve dotare. Per queste ragioni tutti i paesi industriali hanno un regolatore indipendente per l’energia elettrica ed il gas (unica eccezione la Germania che, non essendo riuscita a risolvere il conflitto di competenze tra stato federale e Laender ha affidato la materia all’Antitrust). Da noi c’è una ragione in più per avere un’Autorità indipendente dall’esecutivo: quella tra Ministero dell’Industria, Enel ed ENI, come quella tra l’allora Ministero delle Poste e Stet-Telecom, più che una simbiosi era una identificazione: gli enti pubblici dettavano la regolazione, il Ministero la scriveva. Ragioni tutte così evidenti e condivise che il ddl del PDS (primo firmatario Cavazzuti) fu portato in Parlamento dal primo governo Berlusconi nel Giugno 1994, e la conseguente legge 481/95 fu approvata, durante il governo Dini, con il voto favorevole di tutti gruppi parlamentari contro l’opposizione della sola Rifondazione Comunista.

2. Che giudizio dare, a distanza di quasi 6 anni, di quella legge? Non si tratta qui di dare un giudizio sull’operato della prima Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, nominata nel novembre 1996, ma piuttosto di verificare se, alla luce dell’esperienza di questi anni, la necessità di disporre di un’autorità indipendente esce confermata.
L’Autorità ha dato razionalità alla giungla tariffaria, l’ha ripulita dei tanti soprusi che vi si annidavano, ha prodotto una normativa sulla qualità del servizio, ha messo le basi per l’unbundling tra distribuzione locale e vendita, ha posto le regole tra dispacciamento e borsa elettrica: ma Enel ed ENI hanno fatto ricorso al Tar contro quasi tutte le decisioni le decisioni che le riguardavano ( e se li sono visti respingere in quasi tutti i casi).
L’indipendenza è una qualità ardua da definire e delicata da preservare: non si può dire che i Governi abbiano fatto molto per consolidarla. Si ricordano le insofferenze per le critiche alle incongruenze e timidezze del decreto Bersani sulla liberalizzazione del mercato elettrico (solo per ricordarne alcune: proprietà della rete di trasmissione lasciata in mano all’Enel, entità e modalità delle dismissioni, rinnovo trentennale delle concessioni). Ma proprio questi cedimenti dànno la misura di quanto grande fosse (sia?) il potere dell’Enel di condizionare le decisioni del Ministero di Via Veneto. Quando l’Amministratore Delegato dell’Enel prese a manifestare la sua opposizione all’Autorità con parole e gesti che di fatto tendevano a delegittimarla, il Governo, che pure lo nomina, non credette di censurarlo pubblicamente. Adesso si deve regolamentare l’importazione dell’energia elettrica, e già i grandi consumatori premono: se si lasciano circolare propositi che lasciano intravedere un depotenziamento dell’Autorità, i grandi consumatori penseranno che è il Ministero il luogo a cui rivolgersi per negoziare condizioni di favore. E’ illegittimo il sospetto che sia proprio questo ciò che si vuole? Si rimprovera all’Autorità una eccessiva lentezza e un esasperato formalismo: ma quanto di questo è dovuto alla consapevolezza di camminare su un terreno minato, e di doversi guardare le spalle da imboscate?

3. Mentre il Ministro Frattini enuncia il proposito di riordino del sistema delle Autorità di regolazione e controllo, il Governo approva il suo disegno di legge che ne istituisce una nuova per vigilare sui casi di conflitto di interessi. Ora il Tesoro ha ancora il 67% dell’Enel e il 36% dell’ENI, e quindi si troverebbe in conflitto di interessi con altri dicasteri, se toccasse ad essi, anziché all’Autorità indipendente, adottare misure che riducono il potere di mercato dell’Enel e dell’ENI, quindi il valore di queste partecipazioni. Sarebbe ben singolare se una proposta per risolvere un problema al capo del Governo si accompagnasse ad atti che di fatto ne creerebbero un altro al Tesoro.
Il nesso tra conflitto di interessi è legge istitutiva dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas è ben più antico. Quella infatti è una legge quadro per tutti i servizi di pubblica utilità, ma una parte della sinistra pensò di cogliere l’occasione per risolvere il problema del conflitto di interessi introducendovi anche le regolazione del settore televisivo. Il risultato fu che tutto si bloccò e si riuscì a mandare avanti la legge solo per la parte relativa all’energia elettrica ed il gas. Si dovette attendere la successiva legislatura per istituire l’Autorità per le Comunicazioni, proprio quella a cui ora il Ministro Frattini sembra voler riservare un diverso trattamento. L’Autorità di Napoli, come è noto, consta di due parti : non è certo per quella che si occupa di telecomunicazioni, settore ormai largamente liberalizzato, che si giustifica l’ammissione al ristretto club delle Autorità “costituzionali”. Deve quindi essere in virtù di quella che si occupa di televisioni, settore dove invece vige sempre il duopolio Rai-Mediaset. Che sia proprio questo duopolio il bene che il Governo pensa sia costituzionalmente garantito?

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