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Alleanza sospetta tra Nord e Sud. Nella protesta forze che hanno obiettivi diversi

Pubblicato il 10/01/2006 @ 18:18 in Giornali,Il Messaggero

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II senatore Ds critica gli eccessi del localismo

Senatore Debenedetti, la tregua per i lavori di scavo sulla Torino-Lione non ha raffreddato gli animi. I Comitati del Nord e quelli del Sud si stanno alleando per creare un fronte comune anti-Tav e anti-ponte. Che cosa ne pensa?
«Che ovviamente le popolazioni locali hanno il diritto di trovare ascolto quando sono in gioco questioni che riguardano lo specifico del loro ambiente.

Ed è vero che la legge obbiettivo, che nasce per snellire tutte le procedure, compresa la valutazione di impatto ambientale, riduce anche tempi e spazi per questo dialogo. Tutto giusto finché ragioni e diritti non vengono strumentalizzali». Risponde Franco Debenedetti, torinese, senatore DS, ma con una lunga storia di imprenditore e manager.

Dunque, dialogo con la gente ma anche attenzione agli interessi di carattere generale?
«Certamente, non si possono ignorare le esigenze della gente e le preoccupazioni dal punto di vista ambientale. Essendo nato e vissuto a Tonno, conosco bene la Val di Susa e ho presente che cosa rappresenti la Tav per Torino e per l’Italia. Credo che sia un’opera di fondamentale importanza, da cui può dipendere lo sviluppo di tutto il Nord Italia».

Lei è famoso per la sua propensione a considerare il dritto e il rovescio delle situazioni. Che cosa pensa di questa alleanza?
«Mi chiedo che cosa le proteste per due opere così diverse, un tunnel e un ponte, uno che ci collega all’Europa, l’altro che unisce pezzi d’Italia, abbiano in comune, aldilà della richiesta di ampliare lo spazio per il Via. Divento sospettoso quando constato che a Nord e a Sud, per rendere più forte la protesta per i danni, veri o presunti, in sede locale, si sostiene che l’opera non serve, che è uno spreco per tutta l’Italia, che si potrebbe fare di meglio: e questo dopo anni e anni di studi, progetti, valutazoni. Nel caso della Tav tra l’altro anche da parte della Francia e della Commissione, che entrambi sono impegnate a finanziare l’opera. Insomma, non è serio sostenere che dobbiamo ringraziare le preoccupazioni ambientali locali perché evitano al Paese di fare uno sbaglio. E’ questo ciò a cui mi riferivo quando parlavo di strumentalizzazione».

Qual è la posizione dei Ds sulla Tav e sullo Stretto?
«Sulla Tav il presidente della Regione Piemonte, e il sindaco di Torino hanno una posizione ferma ed esplicita. Prodi era a Bruxelles quando l’opera venne dichiarata di interesse comunitario. Sul Ponte credo che ci siano posizioni più variegate, ma ormai l’opera e stata assegnata, e credo che non si debba tornare indietro. Il problema semmai è quello di trovare le risorse».

Se tra pochi mesi i partiti dell’Unione vinceranno le elezioni, in che modo dovranno essere gestiti i conflitti con le popolazioni locali?
«Con dialogo e fermezza. Non sarebbe giusto dire che la passata amministrazione regionale abbia trascurato del tutto i rapporti con il territorio, ed è evidente che nella protesta si sono inserite forze che hanno obbiettivi di altro genere: ma c’è anche un sentimento di timore a cui vanno offerte rassicurazioni vere. Con qualche generosità e, perché no, un pizzico di fantasia».

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