Alitalia: Cavaliere, lasci stare

giugno 25, 2008


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Mandando a monte la soluzione Air France per Alitalia, Berlusconi aveva ridicolizzato Prodi e TPS come contabili barbogi, blandito al Nord anche i non leghisti, stuzzicato gli industriali, tenuto sotto scacco per tutta la parte finale della campagna elettorale un Veltroni ridotto, sul tema, all’afasia: un genio!

Ma passata la festa, perché insistere?

Tremonti, lui sì che è stato diabolico: ha nominato come advisor Intesa SanPaolo, cioè proprio l’istituto che più si era speso a favore di una soluzione italiana. Per riuscirci ha fatto violenza a se stesso: pazienza passare sopra a qualche problemino di conflitto di interessi, che ormai non si negano a nessuno; ma gli lacrima ancora il cuore per quello sgarbo alla Consob, a cui non dovranno venir comunicati dati sensibili, e per quella modifica alla legge sulle privatizzazioni, per cui l’advisor va nominato con gara europea! Se l’operazione non riesce, lui ha già dato, la brutta figura la fa solo Passera.

E invece Berlusconi a insistere, tignoso, neanche si trattasse di intercettazioni. Ancora al convegno di Santa Margherita, con la gag di chiedere agli industriali (a quelli giovani, poi!) che alzasse la mano chi non voleva metterci un po’ di soldi. Finchè dice che la regione più produttiva d’Italia deve avere un suo aeroporto, uno sta a sentire. Ma quando sostiene che tutti i grandi Paesi hanno una compagnia di bandiera, uno pensa che Stati Uniti e Svizzera non ce l’hanno, mentre appena uno stato imbocca la via di sviluppo dipinge la sua bandiera sulla coda di un vecchio Tupolev. E quanto al rischio che i turisti vengano dirottati altrove, già oggi la maggior parte viene di loro in Italia su aerei stranieri: la totalità di quelli che viaggiano low cost o prima classe.
E uno intanto si fa due conti. Ci sono già i 300 milioni, erano un prestito e Berlusconi li ha passati a capitale, tanto per levare anche l’illusione che vengano restituiti; gli industriali che dovrebbero sottoscrivere, o non sono scemi o sono furbi; se si fa la fusione con AirOne, levato quel po’ di concorrenza che c’è, spremeranno un po’ di soldi da chi viaggia; e se si ritorna da AirFrance, sarà con il cappello in una mano e i soldi di un aumento di capitale nell’altra.

Presidente, lasci che il tema scivoli via dai titoli di testa. Ci sono munnezza e intercettazioni, Bush e Ahmadinejad. C’è il petrolio che schizza sempre più in alto: chieda a Tremonti, vedrà che lascia giocare un poco anche lei a “dagli allo speculatore”.

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