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Airbus Europeo: abbiamo sprecato un’occasione?

Pubblicato il 24/01/2005 @ 10:53 in Giornali,La Stampa

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Quasi in contemporanea con l’annuncio di Palazzo Chigi sono giunti i resoconti della presentazione ufficiale del prototipo del nuovo Airbus A 380. E i relativi commenti: perché non c’eravamo anche noi sul palco?

La mitezza, nel “mite giacobino” di Alessandro Galante Garrone era un ossimoro; nel “bipolarismo mite” di Massimo D’Alema, la proposta di un accordo. Che cos’é nel “colbertismo mite”, il nuovo corso di politica economica annunciato da Silvio Berlusconi? La promozione di un nuovo tipo di national champion? Campione sì, ma non troppo forte – TGV ma non troppo veloci, nucleare ma all’estero-? nazionale sì ma senza fanatismi – vengan pure gli stranieri, purché nell’energia non contino più del 2% e nelle banche meno del 15%?

Quasi in contemporanea con l’annuncio di Palazzo Chigi sono giunti i resoconti della presentazione ufficiale del prototipo del nuovo Airbus A 380, 800 posti su due piani, con palestra e ristorante. E i relativi commenti: perché non c’eravamo anche noi sul palco? Per quale meschinità abbiamo sprecato l’occasione di essere partecipi, soci, che dico, protagonisti di una vittoria europea?
Eppure era di pochi giorni fa la notizia che USA e Commissione Europea avvieranno un negoziato per far cessare gli aiuti di stato ad Aerospatiale, la società costruttrice di Airbus. Che però ha già chiesto altri 11 miliardi di € di finanziamenti, per imbastire subito una risposta al Deamliner 7E7 della concorrente Boeing: evidentemente teme di aver perso tempo impegnandosi nel suo maxijumbo, fondato solo sulla crescita quantitativa del traffico aereo, e di poter perdere rispetto all’aereo americano, tecnologicamente ben più avanzato, più adatto al trasporto aereo low cost, con bassi costi aeroportuali e traffico point to point. Noi dell’Airbus 380 costruiamo solo il 4%, ma del 7E7 il 16%.
Quelle che molti oggi giudicano “occasioni perdute”, erano scelte coerenti con una strategia, quella sì “colbertiana”: fare sistema con Alitalia e usare i suoi acquisti per rafforzare gli storici rapporti di Aeritalia (poi Alenia) con gli USA nella costruzione di parti di velivoli. Solo British Aerospace é entrata al 20% in Aerospatiale, senza conferire le proprie aziende, La Germania ha conferito la Daimler, gli spagnoli la Casa. Per noi sarebbe stata un’annessione al dominio francese, interessati a rilevare tutta la parte militare e avio civile di Finmeccanica, oggi l’unica loro concorrente a livello continentale. La scelta si ripresentò identica sotto il Governo Prodi, con Marco Minniti sottosegretario all’Aeronautica, e poi con l’attuale Governo e Antonio Martino alla Difesa, per il cargo militare A400. Noi avevamo già preso i C130 Usa, e non aveva senso per nostro bilancio imbarcarsi in una doppia linea.
I commenti che si son sentiti hanno del paradossale. I campioni dell’italianità delle imprese strategiche se la prendono con chi ha evitato di scambiarle con partecipazioni di minoranza in un’impresa dominata dall’asse franco-tedesco. Nostalgici dell’intervento pubblico condannano senza batter ciglio le strategie seguite non da privati miopi, ma da imprese di Stato. Se ne fa una questione di parte, quando c’è stata continuità di indirizzi tra governi di centro, di sinistra e di destra. Dimenticando che intanto Finmeccanica é diventata leader mondiale nell’elicotteristica, concorrente e partner di Thales ed Eads in Europa nell’elettronica, sistemi della difesa, piattaforme, aerospaziale e missilistica, national champion -per coloro che ancora credono a questa formula – in ciascuno di questi settori. Costruire i flap a un enorme salsiccia volante avrebbe forse fatto riempire i petti all’italico orgoglio per un giorno, ma non giustificava un sacrificio così rilevante su ciascuna di queste sfide. Sempre che, naturalmente, avremo la forza e la volontà di tenerle aperte.

E’ fatto così il nostro colbertismo. Si eccita per le avventure altrui, gode anticipandone la conclusione trionfale; l’ammirazione non lo spinge all’emulazione, il rimpianto non gli ispira il rancore. Un colbertismo da voyeur. Un colbertismo mite.

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