“Tlc, Gambino tutela i monopoli”

luglio 27, 1995


Pubblicato In: Giornali, La Repubblica


Il ministro delle Poste, Agostino Gambino, tutela il monopolio delle telecomunicazioni in Italia. Franco Debenedetti, senatore progressista, ne è convinto e ieri, nel corso di un dibattito sulla liberalizzazione delle reti organizzato da British Telecom e dal Free Europe Journalist Club, ha ricordato come Gambino abbia affermato, una settimana fa alla Camera, che «limitare i diritti dell’esclusivista, attualmente, non è nell’ottica del governo». Ad avviso di Debenedetti, le dichiarazioni di Gambino «sono tutt’altro che generiche, anzi sono chiarissime», per cui «si deve prendere atto che il ministro identifica, attualmente, il proprio mandato nella tutela del monopolista».

Quanto alla proposta di cablaggio dell’Italia avanzata dall’ amministratore delegato della Stet, Ernesto Pascale, il senatore progressista ritiene che tale iniziativa si ponga «di traverso al processo di liberalizzazione delle telecomunicazioni». L’aver proposto il piano di cablatura alla vigilia della privatizzazione della Stet, ha spiegato ieri, «incastra la concorrenza e vincola il futuro management della finanziaria a scelte piuttosto impegnativi 13.000 miliardi di investimenti in tre anni».
Il senatore non ha nascosto un certo scetticismo circa la reale liberalizzazione del settore telecomunicazione, anche perché nell’impostazione del governo restano irrisolti «cinque questioni fondamentali». Eccole: 1) a quanto ammonta la quota di mercato che è logico attendersi venga resa libera; 2) come devono essere le reti-cavo; 3) quale è il ruolo degli operatori cavo; 4) come procedere per il ribilanciamento delle tariffe; 5) è possibile liberalizzare senza introdurre un’asimmetria di regolamentazione verso l’attuale monopolista?
Per questi cinque problemi Debenedetti propone altrettante soluzioni e per il primo il senatore ha polemizzato con l’amministratore delegato della Stet, secondo cui il fatto che ancora oggi British Telecom detenga il 90 per cento del mercato telefonico inglese dimostrerebbe l’inutilità di liberalizzare. Per Debenedetti, invece, la presenza di un’alternativa, anche del solo 10 per cento, ha innescato una riduzione delle tariffe.
Quanto al secondo punto, il senatore ritiene che le reti-cavo rappresentino l’unico mezzo a disposizione, oggi, per avere concorrenza nei collegamenti telefonici urbani. La figura dell’operatore cavo (terzo punto) deve essere quella di un imprenditore che, avendo fatto rilevanti investimenti, ha tutto l’ interesse a promuovere l’offerta di prodotti. E per le tariffe (quarto punto) bisogna evitare che Telecom Italia usi il ribilanciamento in funzione anticoncorrenziale. Quinto punto: è indispensabile la regolamentazione dell’asimmetria, poiché l’unione di Tv e telefono rappresenta un nuovo mercato, i cui sviluppi non sono stati previsti al momento del rilascio della concessione a Telecom Italia.
Dall’Oftel, l’Authority inglese delle telecomunicazioni, giunge un suggerimento sui poteri da attribuire all’Authority italiana: «Per affrontare gli abusi di posizione dominante – ha detto ieri il vice direttore generale Anna Walker, presente al dibattito – è necessario che l’Authority abbia poteri specifici e forti. La soluzione migliore sarebbe riunire nell’ Authority le competenze per l’accertamento dei comportamenti anticompetitivi, per la valutazione del danno subito dalla società lesa e per la condanna al risarcimento della società responsabile».

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