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«Torino e Napoli collaborino per le ferrovie»

Pubblicato il 17/03/1998 @ 18:12 in Giornali,La Stampa


Lettera del senatore Debenedetti ai due sindaci…

Caro Castellani, caro Bassolino,

qualche tempo fa voi siete stati protagonisti di una contesa su quale delle vostre due città dovesse diventare la sede dell’Autorità delle Comunicazioni. Oggi vorrei proporvi di essere protagonisti di una collaborazione, su un tema che anch’esso ha a che fare con le comunicazioni, ma con quelle più tradizionali, le ferrovie.

Le Ferrovie? E che c’entriamo noi con le Ferrovie? mi sento già chiedere. A rigor di logica, poco o niente. Il sindaco di Torino potrebbe a buon diritto rispondere «già datp, e nulla ricevuto», alludendo da un lato all’ingente contributo del Comune alla realizzazione del passante ferroviario, e dall’altro al collegamento in alta velocità verso Est e verso Ovest. E il sindaco di Napoli potrebbe ricordare natura e dimensione dei problemi con cui si confronta quotidianamente.
Da un certo punto di vista è difficile darvi torto, le Ferrovie son competenza dell’amministrazione centrale e del ministero; e dopotutto il parlamentare sono io. Ma c’è anche un altro punto di vista, quello secondo cui ogni problema è problema di tutti, e nessuno può dire che non c’entra. Non può dirlo un cittadino, a maggior ragione non lo può il primo cittadino di una grande città. Nel caso vostro poi ci sono ragioni precise per intervenire.
La prima ragione è che nelle vostre città in senso geograficamente lato operano due importanti aziende ferroviarie, rispettivamente la Fiat ferroviaria e l’Ansaldo trasporti. L’una ha venduto poco fa «pendolini» per 3000 miliardi in Inghilterra. L’altra è in difficoltà, ma una volta privatizzata può facilmente risollevarsi. Ben più forti e grandi sarebbero entrambe se potessero contare, nel proprio mercato nazionale, su un cliente che spenda più soldi a comprare treni che a pagare personale. Ben più competitive sarebbero entrambe sui mercati esteri se potessero esibire il biglietto da visita di una Paese con ferrovie efficienti. E aziende più grandi e più competitive vuol dire maggiore occupazione. Non è ovviamente che uno dei modi in cui un sistema di trasporti più efficiente contribuisce allo sviluppo anche delle vostre città.

Ormai non è più possibile far finta di non vedere, tra le cause del deragliamento delle nostre ferrovie spiccano le resistenze corporative. Sono queste che si oppongono e resistono alla separazione rete-servizi voluta da Bruxelles, richiesta ancora pochi mesi fa da Prodi. Il piano esiste da tempo, prevede tra l’altro di affidare il trasporto locale a 21 aziende. Siamo da sempre abituati a pensare il trasporto ferroviario in termini globali; il futuro che è già cominciato in alcuni Paesi è pensarlo anche in termini locali, nella concorrenza tra tratte che uniscono città e regioni. Delle ferrovie in questi giorni si lamentano tutti: i viaggiatori per gli scioperi, i ferrovieri per i licenziamenti, l’opinione pubblica per una situazione che il ministro stesso ha definito prossima al collasso. Le lamentele individuali scivolano via, quelle collettive degenerano in inconcludente populismo. Da quanti anni? Bisogna provare altre strade: contrapporre agli interessi di chi vuole lasciare le cose come stanno, quelli di chi non può aspettare.
Per questo io mi rivolgo a voi: perché il problema tocca interessi delle vostre città, e quindi potete dare la vostra voce a coloro che da questo stato di cose subiscono un danno diretto. Io mi rivolgo a voi perché con il vostro seguito e la vostra autorevolezza potete dare contenuti e dignità alla protesta, non lasciare che degradi in populismo. Mi rivolgo a voi perché i voti che ci hanno eletti provengono dalla stessa parte politica: e dunque, pur con differenze individuali, siamo uniti da una comune passione e da un comune progetto.

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