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«Sentirsi» poveri pesa più di esserlo

Pubblicato il 21/11/2003 @ 12:37 in Corriere Della Sera,Giornali

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I ceti medi e la politica

Si è fatto raro il giornalismo d’ inchiesta: complimenti dunque per l’ iniziativa. Il quadro che ne esce è tuttavia, a dir poco, inquietante. Anche per questo si sente l’ esigenza di disporre di più dati, per meglio descrivere e misurare il fenomeno: e per capirlo. Ciò che più interesserebbe è distinguere tra la componente oggettiva – la variazione di reddito disponibile -, e quella soggettiva – la percezione che il ceto medio ha proprio ruolo nella società; la distinzione cioè tra standing e status.

Analogamente, guardando avanti anziché indietro, quella tra perdita di capacità di acquisto e perdita di sicurezza. Certo che, con Pil che non cresce, si ha di fatto un impoverimento del Paese, anche a prescindere dalle discussioni su inflazione percepita e inflazione misurata dall’ Istat: viene da chiedersi se quelle descritte sono le conseguenze di un fenomeno che tocca in modo generale tutta la popolazione, oppure se esso è aggravato da un effetto redistributivo che ha penalizzato particolarmente le classi medie. I commenti dei lettori sono di grande interesse. Anche in base ad essi si azzarda l’ ipotesi che perdita di ruolo e di sicurezza siano risentiti in modo particolare dalle classi medie, e siano una componente molto forte delle loro difficoltà. Questo non ne sminuisce certo l’ importanza, al contrario: è la percezione della propria condizione a influenzare i comportamenti economici e le scelte personali. Una percezione molto negativa, oltre che essere fonte di particolare sofferenza, può frenare anziché stimolare l’ iniziativa, e quindi rendere ancora più difficile la soluzione del problema. La distinzione è importante in termini di policy: perché se è arduo per un governo influire sulla crescita del Pil quando la crisi riguarda tutta l’ area economica di cui fa parte il Paese, è invece possibile – e quindi ancor più necessario – dare ai cittadini obiettivi credibili e condivisi. L’ indagine sembrerebbe dunque confermare anch’ essa l’ inadeguatezza di questo Governo nel creare aspettative che inducano a investire nel proprio capitale umano.

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