«Il centrosinistra soffre ma siamo in recupero»

maggio 10, 2001


Pubblicato In: Giornali, La Repubblica


Intervista di Paolo Griseri

Aver raggiunto «il risanamento economico garantendo al tempo stesso la crescita del paese e il mantenimento della coesione sociale» è un fatto «molto positi­vo che illumina la legislatura ap­pena conclusa». Franco Debene­detti, senatore uscente e nuova­mente candidato dall’Ulivo nel collegio di Torino Centro, riven­dica con orgoglio i risultati otte­nuti dai governi di centrosinistra e promette agli elettori di «conti­nuare a lavorare in Parlamento per sciogliere i nodi che rallenta­no la crescita dell’Italia».

Senatore Debenedetti, per­ché, nonostante questi risultati, l’esito delle prossime elezioni appare tanto incerto?
«Perché nella prima fase della legislatura è stato necessario im­porre i sacrifici necessari ad en­trare in Europa, riducendo il de­bito e abbattendo l’inflazione. Ma nell’ultima fase i risultati di questo sforzo si sono visti: l’eco­nomia italiana ha un trend di cre­scita uguale a quello della Germa­nia e significativi segnali di ripre­sa si avvertono anche nel Mezzo­giorno».

Per illustrare il suo apporto a quei risultati lei ha spedito agli elettori una lettera travestita da bolletta del telefono. Non le pare uno scherzo pesante?
«Era certamente uno scherzo ma aveva un contenuto serio. Com’è noto io appartengono a quello che l’onorevole Violante ha chiamato “il filone liberale dell’Ulivo”, l’area che maggior­mente ha spin to perle privatizza­zioni. E in questo campo abbia­mo ottenuto importanti risultati che oggi hanno effetti positivi per i consumatori. Il fatto che, dop ola privatizzazione, le tariffe telefoniche siano scese de120 per cento per i privati e del 30 per cento per le aziende è un risultato concreto di cui beneficiamo tutti».

Le sue posizioni hanno susci­tato talvolta critiche. La sua pro­posta di modifica delle norme sui licenziamenti non è piaciuta alla sinistra…
«La mia proposta, che è stata bocciata e non è più all’ordine del giorno, aveva una ispirazione riformista. La si può certamente criticare ma non si può negare questo carattere: era un tentativo di distribuire meglio le tutele to­gliendone a chi ne ha di più per garantirle ai lavoratori che oggi non ne hanno alcuna. Se si fosse accettato quel suggerimento avremmo oggi una legislazione simile a quella francese che con­sentirebbe, come ha fatto Jospin, di inasprire le norme sui licenzia­menti. Un provvedimento del ge­nere sarebbe oggi giuridicamen­te impossibile in Italia. Non è giu­sto agitare su questi temi il drap­po rosso dell’ideologia. Del resto le mie posizioni sono note e chia­re e penso che potrebbero essere utili al governo dell’Ulivo. Ma an­che se prevalesse Berlusconi cre­do che sarebbe meglio avere in parlamento un oppositore con le mie idee piuttosto che l’ennesi­mo suo sostenitore sconosciuto».

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