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«Fermata una legge a favore del premier. Ma sulla Rai l’Ulivo poteva fare di più»

Pubblicato il 17/12/2003 @ 12:06 in Corriere Della Sera,Giornali

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La legge Gasparri

Una strategia collaudata: prendere un obbiettivo condivisibile e torcerlo a vantaggio degli interessi del Presidente del Consiglio. E’ stato così per falso in bilancio e mandato di cattura europeo, per Cirami e Schifani. Così doveva essere per la Gasparri. L’obbiettivo: la crescita di un fondamentale settore industriale, allargando il campo oltre il duopolio collusivo che da vent’anni occupa il centro della politica italiana, e usando le nuove tecnologie digitali.

La “soluzione”: dilatare il Sistema Integrato della Comunicazioni in modo insensato (a comprendere editoria scolastica, campagne di vendita, convention aziendali); realizzare a tappe forzate (e a spese RAI) il digitale terrestre. Ora Ciampi chiede di “vedere” il gioco, e addita proprio questi due punti chiave. Per il Parlamento, non sarebbe neppure difficile trovare soluzioni in merito al SIC: sono disponibili le definizioni della Mammì e della Maccanico, (o la mia, basata sulla sostituibilità dei prodotti entro il vincolo di bilancio). Quanto a Rete 4 é meno facile, ma é cosa che tocca il suo proprietario; meno i suoi dipendenti, se c’è un mercato.

Per il Paese invece, questa sarà comunque una riforma mancata: il Capo dello Stato non può sostituirsi al legislatore. Pluralismo e concorrenza, si disse, devono essere i principi ispiratori della riforma: ma dell’uno resta indefinito in che farlo consistere, dell’altra misconosciuti gli strumenti con cui attivarla. Quanto al pluralismo: basta assicurare spazio alle voci, o si deve garantire un risultato di ascolto? pluralismo nelle notizie o nell’intera programmazione? pluralismo di contenuti o di proprietà? Quanto alla concorrenza, questa è tra imprese, non tra frequenze: é vano pretendere di ridisegnare il mercato distribuendo porzioni dello spettro elettromagnetico, o smontando e riassemblando canali.
Se ne otterrà l’autorizzazione, dopo il 2008 Mediaset potrà acquistare giornali; invece un editore che volesse farle concorrenza nella TV che cosa può comperare? Le frequenze lasciate libere da Rete4? qualche TV locale? Solo con la RAI, con tutta la RAI, si può fare concorrenza a Mediaset. Ma la RAI non si può comperare. Qui la Gasparri raggiunge, a modo suo, la perfezione. Prevede l’inizio della dismissione, ma non una parola su quando dovrebbe concludersi. In ogni caso, la proprietà sarà frazionata, nessuno con non più dell’1% dei diritti di voto, nessun patto di sindacato superiore al 2%, clausole “inserite nello statuto della società, non modificabili ed efficaci senza limite di tempo”. Nell’attesa, i consiglieri sono eletti dalla Commissione di vigilanza, e sarà il Tesoro, finché non deciderà di vendere più del 10%, a designare il Presidente. A fronte di una Mediaset magari mutilata, ma monolitica, un concorrente o debole o politicizzato.

E’ normale che la maggioranza approvi le leggi del Governo. Ma l’opposizione può scegliere i temi su cui dare battaglia. E’ stata efficace nel rendere chiaro al Paese il clamoroso conflitto di interessi che garantisce a Mediaset protezione e vantaggi: grazie all’intervento di Ciampi, si può sperare di contenere i danni. Ma mentre il mercato dispiega satellite, digitale, Internet, UMTS, bisognava avere il coraggio di giocare la carta di una RAI davvero privata per attivare una concorrenza ad armi non impari. Invece la sinistra è rimasta ferma a reclamare la proprietà pubblica come garanzia del servizio pubblico, a sognare una BBC italiana, a pensare che il problema si risolva mandando Rete4 sul satellite. Anche per la sinistra, un’occasione perduta.

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