«Alla sinistra italiana manca un progetto alternativo»

maggio 26, 2011


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Dopo la sconfitta alle amministrative Berlusconi dovrà cedere? Secondo l’ex senatore Franco Debenedetti non subito, ma presto. Debenedetti critica l’opposizione, di cui ha fatto parte: questa, invece di proporre riforme, demonizza Berlusconi. E così l’Italia continua a retrocedere. Intervista: Francesco Benini

Dopo le pesanti perdite che i partiti del centro destra hanno subito alle votazioni amministrative all’inizio della settimana, cadrà il governo Berlusconi?
E’ evidente che siamo giunti al termine di un ciclo. Il berlusconismo è giunto alla fase finale. E come accade quasi sempre, alla fine di un’epoca gli avvenimenti accelerano. Però non credo che in Italia ci saranno prossimamente elezioni. Più probabilmente nel 2012.

Perché non quest’anno?
Vedo due motivi: in Italia, le elezioni si svolgono sempre nel primo semestre dell’anno. Il motivo è che verso fine anno viene fatto la finanziaria. Si tratta di un processo molto delicato in un Paese che ha un debito pubblico alto come l’Italia. Il secondo motivo è Umberto Bossi.
Sembra che la Lega Nord di Bossi stia perdendo la pazienza con Berlusconi
Questo è vero. Ma Bossi vuole ad ogni costo e prima di qualsiasi altra cosa che il federalismo fiscale venga approvato dal parlamento per diventare legge. Bossi ha puntato tutto sul federalismo fiscale. Nel caso che non ci riuscisse, subirebbe un fallimento fatale. Per questo, per ora sostiene Berlusconi.
I partiti del centro sinistra hanno avuto un successo inaspettato nelle elezioni amministrative. All’improvviso sono vicini ad un cambio di potere a livello nazionale.
Questo è un’illusione. Cos’è successo veramente? La coalizione del governo Berlusconi ha perso perché molti elettori non si sono recati alle urne. Il centro sinistra non ha incrementato di molto i suoi elettori. A vincere sono stati i movimenti di protesta: il “Cinque Stelle” del comico Beppe Grillo per esempio ha raggiunto il 10% a Bologna; e a Napoli un giustizialista ha superato la sinistra. Il centro sinistra ha ripreso coraggio, ma il suo problema strategico è rimasto irrisolto e continua a ripetere lo stesso errore.
Quale?
Sono 16 anni che l’opposizione dipinge Berlusconi come un pericolo per la democrazia. Parla di regime. I rappresentanti del centro sinistra criticano il potere dei media di Berlusconi. Dicono che tramite i suoi canali televisivi ha piantato i suoi valori nelle teste delle persone che poi per questo l’hanno votato. Che è al potere grazie all’influsso del suo impero mediatico. Recentemente, su un quotidiano, un importante e rispettato personaggio politico della sinistra ha consigliato ai partiti della sinistra di liberarsi di Berlusconi con una sorta di colpo di stato. Una cosa senza senso. Romano Prodi ha battuto Berlusconi ben due volte. Il cambio di potere ordinato è possibile. In Italia non c’è un’anomalia democratica come sostiene una parte della sinistra. L’anti-berlusconismo e’ la malattia della sinistra.
Non è un’anomalia il fatto che un premier disponga di vari canali televisivi?
Naturalmente lo è. Ma in Italia esistono molte anomalie. Ad esempio, proprio nel settore televisivo i partiti difendevano per anni con ostinazione il monopolio, mentre in tutta l’Europa venivano ammessi dei canali privati. In questo modo i partiti hanno offerto a Berlusconi la possibilità di profilarsi come difensore della libertà.
Poi il premier socialista Bettino Craxi ha aiutato il suo amico Berlusconi cambiando la legge.
Questo è vero solo a metà. Craxi ha impedito l’oscuramento dei canali televisivi di Berlusconi che erano molto popolari. La loro chiusura avrebbe provocato una rivolta. Furono legalizzati soltanto nel 1990. Ma stiamo divagando. Il punto è: i partiti del centro sinistra si limitano a condannare Berlusconi. E questo è troppo semplice e comodo. Invece dovrebbero cercare il confronto con un loro progetto. Dovrebbero spiegare alla gente che possono fare meglio di Berlusconi. Ma questo viene fatto pochissimo.
Lo scrittore Umberto Eco disse prima delle elezioni 2001 che non è una questione politica non dare il proprio voto a Berlusconi – è una questione di civiltà.
Esattamente qui sta l’errore. La sinistra cerca di nascondere la propria mancanza di proposte politiche concrete con argomenti moralistici, addirittura estetici. La domanda da porre dovrebbe essere: chi è più competente? Chi fa le proposte politiche migliori? Chi propone le riforme necessarie? Rappresentare una scelta politica come un dimostrazione di depravazione morale è una strategia che non funziona. Meno che mai in Italia. Quando nel 1994 con sorpresa generale Silvio Berlusconi entrò in politica vincendo le elezioni, annunciò un bel pacchetto di riforme. Diede motivo di sperare che volesse affrontare una serie di liberalizzazioni. Dove sono le riforme che ha realizzato?
Non ci sono
Il primo governo Berlusconi si è spaccato sul conflitto di una riforma delle pensioni. Il resto era un’illusione. Berlusconi parlava continuamente di liberalizzazioni, ma non ha affrontato seriamente il problema. Romano Prodi era diverso. Lui ha liberalizzato in parte il mercato del lavoro. Ha smontato i grandi monopoli di stato. Prodi ha fatto passare una legge finanziaria moderna, ha portato l’Italia, contro ogni aspettativa, nell’euro con i primi. Grazie a questo, gli interessi sui nostri enormi debiti sono scesi e il governo ha potuto iniziare a ridurli.
Prodi è stato rovesciato dopo poco due volte dai partiti della sua coalizione di centro sinistra.
Perché all’interno della sua coalizione c’era un consenso generale solo contro Berlusconi. Ma questo non basta per tenere insieme una coalizione. Ci vorrebbe un convincimento sulla necessità di un profondo cambiamento per questo paese. Anche adesso questa consapevolezza è poco presente nell’opposizione. Si è d’accordo sul fatto che Berlusconi deve andarsene. Ma il problema fondamentale è l’incapacità dell’Italia di reagire alle sfide della globalizzazione. In Italia la crescita economica è sotto la media da anni. L’Italia sta retrocedendo.
Cosa si dovrebbe fare?
L’Italia ha bisogno di più mercato e più competizione. Lo stato pesa troppo in Italia. Lo Stato dovrebbe vendere le imprese di sua proprietà. E’ necessario un’ulteriore liberalizzazione del mercato. Ci vuole una riforma del sistema educativo che abbia come obiettivo premiare il merito. Nelle università italiane il merito conta troppo poco, le relazioni personali troppo. E’ una situazione frustrante per i giovani motivati che quindi emigrano all’estero. L’Italia ha bisogno di una riforma della giustizia. La durata delle cause è lunghissima e il sistema è troppo costoso e in parte politicizzato. Su questo punto Berlusconi non ha del tutto torto. E soprattutto l’Italia ha bisogno di una riforma delle tasse. Le tasse sono troppo alte e l’apparato tributario è opprimente.
Tutto questo non suona esattamente come un programma da centro sinistra
Una buona parte della sinistra moderata è d’accordo con me che questa è l’unica strada per il Paese. Ma poi le loro proposte cadono vittima dei compromessi. Occorre fantasia politica e innovazione per ottenere l’adesione degli elettori per un programma di riforme.
Mancano personalità carismatiche nell’opposizione
E allora? Non è questo l’importante. Romano Prodi corrispondeva forse all’immagine di un premier carismatico? Il carisma di un politico cresce quando affronta problemi e dimostra coraggio e ostinazione. Il problema dell’opposizione è il fatto che non ha un convincente programma di riforme. E’ questo il motivo per cui Berlusconi è rimasto al potere così tanto tempo.
Luca di Montezemolo, ex presidente di Confindustria e presidente della Ferrari, critica molto Berlusconi per la sua inattività.
Montezemolo ha accennato che potrebbe presto entrare in politica. Sarà lui a portare il cambiamento che occorre all’Italia? Non è così facile. A chi Montezemolo è più vicino in politica? Ai Democristiani, un partito moderato dell’opposizione. Lei crede che il loro capo, Pier Ferdinando Casini, cederebbe così facilmente il passo a Montezemolo? Per avere una possibilità di successo, Montezemolo dovrebbe mettere in piedi in breve tempo un proprio partito che conquisti consenso– come ha fatto Berlusconi nel 1994.
Sembra pessimistico
Ma certo che sono pessimistico! Perché non dovrei? E’ possibile che nella destra l’attuale ministro delle finanze, Giulio Tremonti, succeda a Berlusconi. Tremonti realizzerà le liberalizzazioni che occorrono urgentemente all’Italia? L’esperienza non induce a speranze sconsiderate.

Franco DebenedettiFranco Debenedetti, 78, ha studiato ingegneria a Torino, e ha lavorato dapprima presso l’azienda familiare Gilardini e poi in società come Fiat e Olivetti. Dal 1994 fino al 2005 e’ stato Senatore della sinistra. Debenedetti ha scritto vari libri sulla politica italiana ed è opinionista in diversi giornali. La famiglia ebraica Debenedetti è fuggita nel 1943 in Svizzera, a Lucerna, dov’è rimasta fino alla fine della guerra. Carlo De Benedetti, il fratello di Franco – i due si firmano in modo differente – controlla attraverso la holding Cir un importante gruppo industriale del quale fa parte anche La Repubblica, un quotidiano di ispirazione sinistra-liberale.

Leggi l’intervista in tedesco

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